L’emergenza lavoro a Taranto in un incontro del Centro di Solidarietà, a Santa Rita

Nuovo Dialogo del 21.07.2023 di S. Trevisani

Formarsi per lavorare?. È stato questo il tema della conversazione sul bisogno di lavoro organizzata dal Centro di Solidarietà di Taranto e svoltasi nella piazzetta degli Amici presso la parrocchia di Santa Rita. Un incontro che ha proposto una intensa riflessione, con il contributo di professionisti del settore, e che ha preso spunto dalle recenti statistiche sulla “qualità della vita” dei giovani, da noi riportate nei giorni scorsi. Tali statistiche, lo ricordiamo, pongono la città di Taranto all’ultimo posto nel Paese.....

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https://www.nuovodialogo.com/2023/07/21/lemergenza-lavoro-a-taranto-in-un-incontro-del-centro-di-solidarieta-a-santa-rita/?fbclid=IwAR08bL9IIGhUXUiIAvKYzUncHU-t330M_Xztd09Mwk9cZDy2FHOpGjFWB3w

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LAVORO. IL RINTOCCO DELLA NATURA

Francesco Zarpellon lavora da trent’anni nell’azienda agricola Mocine, nel Senese. «Come ci disse don Giussani, la fatica nei campi è la condizione più semplice per vivere il nostro ideale, che è la memoria».

Da Tracce di Maggio Maria Acqua Simi 18.05.2023

Da 33 anni Francesco, Domenico e Valerio condividono vocazione, casa e lavoro. Memores Domini, dal 1990 vivono ad Asciano, in Toscana, nel cuore delle Crete senesi. Lì sul finire degli anni Settanta e su insistenza di don Giussani nacque la realtà di Mocine, un’azienda agricola – oggi anche agriturismo e riserva di caccia – dove coltivare la terra, i vigneti e gli ulivi. È Francesco Zarpellon, 60 anni il prossimo luglio, a raccontarci l’origine di questa avventura. «Il desiderio del Gius, fin dai primi anni del Gruppo Adulto, era che qualcuno di noi Memores si avvicinasse al lavoro agricolo. Nel tempo la cosa si concretizzò e trovammo questo appezzamento di terreno in vendita, grazie a un legame con l’abbazia di Monte Oliveto Maggiore.....

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https://it.clonline.org/storie/italia/2023/05/18/lavoro-francesco-zarpellon-mocine-tracce-maggio?fbclid=IwAR2m-7yAvoLHXhLKnTx7IAMAlcaTPmJcjAiOX_IQlDVO7iDn0-1FRlI-wHw

 

TRACCE - EDITORIALE
Palloni sgonfiati

Che cosa ci si attende oggi dal lavoro? Non bastano più lo stipendio, la carriera? Chi è più anziano dice che i giovani sono fragili, i giovani affermano di volere altro: chiedono di meglio o non desiderano costruire? È la paura del fallimento o cercano una soddisfazione diversa? Le grandi dimissioni, le aziende che rincorrono i valori etici e il benessere dei dipendenti, le esigenze del "work life balance", per conciliare lavoro e vita, come se il lavoro non fosse vita e la vita tutta non fosse un lavoro. Cresce l’ansia da prestazione, il "burnout", e si lavora per essere riconosciuti, in cosa, da chi?
La pandemia ha segnato indubbiamente una rivoluzione nei rapporti di lavoro e nel rapporto con il lavoro. Ma in gioco non ci sono solo nuove strategie aziendali e personali. E nemmeno le differenze generazionali. Perché per tutti il lavoro è un banco di prova della consistenza della propria vita. Così pulsano domande che forse prima non ci si poneva in modo così diffuso e incidente: qual è il significato del lavoro? Cosa mi realizza? Per cosa vale un sacrificio? Si può lavorare e anche vivere? E cos’è vivere?
«Si chiama lavoro tutto ciò che esprime la persona come rapporto con l’infinito», dice Giussani nel testo che apre il giornale: «Il lavoro è l’espressione dell’uomo che usa, manipola tutto ciò che gli sta attorno». L’uomo dà forma alle cose.
Ma che cosa dà forma all’uomo stesso? Oggi «tutto si è, per così dire, afflosciato». Padre Mauro-Giuseppe Lepori, ai recenti Esercizi spirituali della Fraternità di CL (di cui trovate in allegato il libretto), descriveva così quello che accade
al nostro mondo se mette la fede in solaio: «Viviamo in una cultura afflosciata, in una società afflosciata, in una vita familiare, in un’educazione, in un lavorare, amare, divertirsi, pregare, credere, sgonfiati, come tanti palloni da cui è fuggita, attraverso un minuscolo foro di spillo di cui nessuno si era accorto, l’aria che gli dava forma, che gli dava pienezza». Riecheggiano le parole sul lavoro di don Paolo Prosperi alla recente convivenza dei giovani di CL ad Assisi, che è su clonline.org: «Ciò che faccio è sempre finito. Ma io ho sete di una gloria infinita! Di qui quel fare senza mai arrivare alla gratificazione, che conosciamo bene (...). Ora, c’è qualcosa che può dare al mio agire un valore davvero infinito?».
Davanti a un panorama che sfugge analisi e generalizzazioni, questo numero propone dialoghi, testimonianze, per affacciarsi sui cambiamenti in atto e sull’esperienza del lavoro oggi: dal manager all’agricoltore, fino al testamento spirituale del martire pakistano Shahbaz Bhatti, perché l’opera è la vita stessa, donata. Don Giussani, infatti, non educava “a lavorare”, ma a vivere l’esistenza come una chiamata alla pienezza. «Tutto è lavoro, perché è espressione dell’io», diceva: «E se questa espressione dell’io è vissuta nella memoria di Cristo, allora diventa tutto diverso». Fino a quella domanda che può sorgere davanti a un collega: «Perché sei così?». Come succede a Emanuela, giovane infermiera nel reparto di oncologia pediatrica. L’incontro con un modo di essere al lavoro che riapre tutta la partita.
«Proprio a questo uomo afflosciato nel suo io, svuotato di se stesso perché svuotato del rapporto amoroso e fiducioso con il Creatore», continuava Lepori, «Cristo viene a portare in Se stesso una pienezza di conoscenza reale, di conoscenza della realtà intera».

maggio 2023
https://www.facebook.com/tracce.it

 

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CHE COSA REGGE LA FATICA DEL LAVORO?

Le domande di chi è al primo impiego, l'equilibrio tra famiglia e carriera, lo stipendio, la passione... Una serie di incontri, a Milano, con Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà) e Andrea Dellabianca (CdO Milano)
Martina Brusa 01.04.2022

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https://it.clonline.org/news/attualit%C3%A0/2022/04/01/incontro-giovani-lavoro-vittadini-dellabianca?fbclid=IwAR38WLnKRc1T_RGft4zYdk12fbaJE70NXfs3NtFsPFsuDO0bD2ax2tsQzdM

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Le parole di Papa Francesco al Progetto Policoro durante l’udienza di oggi nella sala Clementina:

- Animare: dare un’anima all’economia e dare dignità che viene dal lavoro
- Abitare il mondo senza possederlo e amare i territori in cui Dio ci ha posto evitando la tentazione di fuggire altrove
- Appassionarsi a Gesù Cristo e al suo Vangelo e mettendosi al servizio dei volti concreti
- Accompagnare: nei territori la vostra presenza sia segno di una chiesa che sa prendere per mano

Vi incoraggio a fare chiasso nella Chiesa!

05.06.2021
 

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CdS, una «compagnia» nella ricerca del lavoro

“Il  lavoro è dignità. Perderlo è una batosta, oltre a problemi economici innesca reazioni psicologiche e tensioni. Il Cds è un’amicizia che non lascia soli, che dice: andiamo avanti”. Giovanna Vezzoso, storica volontaria del Centro di Solidarietà di Piacenza – la realtà che accompagna le persone nella ricerca di occupazione – è consapevole che nessuno di loro ha la bacchetta magica. 

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http://ilnuovogiornale.it/archivio-articoli/in-primo-piano/7123-cds-una-compagnia-nella-ricerca-del-lavoro.html?fbclid=IwAR0N5PpM7rBSa2P4JNe6RNYEishvKrwGN7-sXdnbpXz1_H8O912I8DpHaIs

 

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Dante e il lavoro. Franco Nembrini, profondo conoscitore del divin poeta, ha provato a spiegare l’attualità di questo nesso ai giovani di oggi

di DIANA CAMMARERI  
15 Marzo 2019

Dante insegna proprio questo, ha ricordato Nembrini rivolgendosi ai giovani presenti: “Nelle circostanze della vita, corrispondenti o meno al cuore, non bisogna accontentarsi di meno che del mondo intero, altrimenti è poco. Siate grandi, abbiate un respiro grande, qualcosa da fare c’è sempre”.

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http://www.sicilypresent.it/prima-pagina/2451-dante-e-il-lavoro-franco-nembrini-profondo-conoscitore-del-divin-poeta-ha-provato-a-spiegare-l-attualita-di-questo-nesso-ai-giovani-di-oggi.html

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LA MOLLA CHE SCATTA GRAZIE ALLA FIDUCIA

Al Centro di Solidarietà di Rho arriva un ex manager cinquantenne disoccupato. All'inizio c'è la fatica e l'imbarazzo. È scoraggiato e non osa mandare i CV. Eppure l'uomo torna tutte le mattine con la scusa di un caffè. Poi, un giorno...
10.09.2019
Quest’anno, agli inizi dell’esperienza di “Accompagnamento al lavoro” del Centro di Solidarietà di Rho ci contatta un uomo di 50 anni, ex responsabile commerciale di un’importante azienda. Al primo approccio con il nostro Centro si dimostra molto imbarazzato: non deve essere stato facile restare a casa dopo 30 anni di lavoro in un’azienda metalmeccanica.
La frustrazione si acuisce quando ha scopre che uno dei volontari è un amico d’infanzia, con cui aveva frequentato l’oratorio della pParrocchia. Dopo vari incontri è chiaro che l’uomo ascolta attentamente e inizia ad aprirsi, ma senza mai attivarsi verso la ricerca di un lavoro. È depresso e svogliato ma, seppure a fatica, decide di non abbandonare il rapporto con noi. Col tempo decide che è di conforto passare dal Centro la mattina, con la scusa di bere insieme un caffè. I discorsi spaziano su tanti argomenti, ma quasi mai sul problema della sua situazione di disoccupato.

Dopo circa sei mesi, una mattina si presenta con un sorriso smagliante e con il desiderio di offrire da bere a tutti i presenti. Il suo entusiasmo è contagioso. Alla fine, visibilmente commosso, ci racconta che da una settimana ha iniziato a inviare curriculum vitae. Incredibilmente l’amministratore delegato dell’azienda concorrente, consultando il web alla ricerca dell’Account per clienti esteri, scopre che lui, proprio lui, è disponibile e, avendo di lui un ricordo estremamente positivo, decide di contattarlo subito. La cosa si risolve con l’assunzione a tempo indeterminato come Responsabile clienti Italia ed Estero.

Noi del Centro glielo chiediamo: «Ma quale è stata la molla che ti ha spinto a inviare finalmente dei CV?». Immediata la risposta: «A furia di frequentarvi e di percepire forte la vostra fiducia in me ho pensato: ma se ci credono loro… Vale la pena di provarci».

Antonio e Oscar, Rho (Milano)

https://it.clonline.org/lettere/2019/09/10/centro-di-solidariet%C3%A0-rho-accompagnamento-al-lavoro?utm_campaign=Il+Papa+in+Africa.+Alcuni+discorsi&utm_medium=email&utm_source=CamoNewsletter&fbclid=IwAR18p2v4XiSYQHQwZk7ICllXN10U7vxI97halemwU_9JCIG_Efre4-ynkoQ

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PARIGI. IL VERO "CAPITALE UMANO"

La sfida di dover cercare un nuovo lavoro a 55 anni. Un lungo cammino attraverso la fragilità personale e la grazia di una compagnia. E la scoperta che tutto diventa semplice quando «c’è Qualcuno che ci aspetta»
06.09.2019
Lo scorso gennaio ho deciso di cercare un nuovo lavoro. Non sapevo né dove, né che cosa fare. Ero cosciente che per dodici anni, dopo che ero stato nominato preside, avevo ricevuto tanto dal mio liceo, sul piano delle relazioni con i ragazzi come pure con gli insegnanti. Non volevo perdere tutta questa ricchezza umana, o limitarmi a gestirla dal momento che «conoscevo il mestiere». Il mio desiderio era di reinvestire tutto il mio «capitale umano» nella ricerca di un luogo, di persone, che mi offrissero un lavoro. Così ho cominciato a cercare una nuova occupazione, a 55 anni, consapevole che non avevo lavorato se non nel campo dell’insegnamento, e che non sarebbe stata un’impresa facile trovarla.
Quello che ho vissuto è andato al di là di ogni attesa e immaginazione. In particolare, ho sperimentato sulla mia pelle la frase di Carrón agli Esercizi della Fraternità: «Occorre diventare consapevoli della portata di ciò che è entrato nella nostra esistenza, altrimenti saremo condannati a vivere nella paura che tutto finisca nel nulla. Se Cristo non entra nelle pieghe del nostro io, per quella evidenza che ciascuno di noi ha percepito, saremo impauriti come tutti, perché “senza che Cristo sia presenza ora – ora! –, io non posso amarmi ora e non posso amare te ora”».

Grazie a questa circostanza drammatica ho vissuto un vero cammino di conversione, e talora di Croce. In pochi mesi ho percorso più di 10mila chilometri per presentarmi a una quindicina di colloqui. Andava tutto bene; sono arrivato a essere inserito in quella che è definita la «short list» – 2-3 candidati – in quattro occasioni. Ma ogni volta era un altro, o un’altra, a essere scelto. Ero deluso, e col passare dei mesi mi interrogavo sempre più sulla fondatezza della mia decisione: se ero pronto ad affrontare un periodo di disoccupazione, e se si trattava di una scelta ragionevole o di una decisione presa mosso dal mio orgoglio.
C’è davvero una questione molto più profonda che non il semplice fatto di trovare un posto di lavoro e ricevere uno stipendio. Quello che cercavo, al fondo, era essere amato. Può sembrare assurdo. Il lavoro è un elemento importante nella vita, ma non è la totalità della vita. Desideravo a tal punto trovare un altro lavoro che mettevo in gioco tutta la mia persona. Avevo scoperto che l’oggetto della mia attesa era ben oltre un posto di lavoro. Nello stesso tempo, quella lunga attesa faceva nascere in me una divisione e quindi una fragilità. Da un lato, vivevo ogni circostanza come una promessa, la possibilità che ciò che aspettavo si realizzasse. Dall’altro, la realtà continuava a dirmi di no. Come mantenere viva quella speranza che pensavo in grado di rendermi libero?

Non avrei saputo reggere e vivere umanamente quelle lacerazioni senza il sostegno della «compagnia» – di mia moglie, del mio gruppo di Fraternità, degli amici, in particolare quelli del Sud della Francia. Per di più, oltre alla mia «folle» decisione di lasciare il lavoro senza avere un’alternativa, avevo accettato di dare una mano a organizzare la presentazione a Parigi del libro La bellezza disarmata. Una scelta discutibile, perché in alcuni momenti mi sono trovato a dedicare più tempo all’organizzazione dell’incontro che non alla ricerca di lavoro. In realtà, si è dimostrata fondamentale. Mi è capitato di dover spiegare perché non avrei potuto presentarmi a dei colloqui il 24 maggio. Invece di trovare delle scuse, ho parlato dell’evento e del contenuto del libro.

È così che a metà giugno mi sono ritrovato a dover scegliere tra due proposte. Una era vicino a Parigi, ma meno interessante; l’altra, più interessante, ma molto lontana dalla città, a Aix-en-Provence.
Quello che era in gioco non era solamente fare «la scelta giusta», ma un cambiamento totale della vita, lasciare praticamente tutto quello che avevo costruito in trent’anni di permanenza a Parigi. Cercavo dei pretesti all’esterno per non scegliere e lasciare che le circostanze decidessero al mio posto. In primo luogo mia moglie, ma lei mi lasciava libero di scegliere ciò che mi interessava di più. Poi le mie aspettative economiche, ma in entrambi i casi mi veniva offerto quello che chiedevo. Non riuscivo a venirne fuori. Dopo mesi avevo davanti a me ciò che desideravo. Bisognava fare l’ultimo passo, dire il mio sì e tutto sarebbe finito. Ma non ero capace di farlo. Ero bloccato perché non volevo scegliere a partire da me stesso.

I giorni passavano, dovevo dare presto una risposta. Ciò che mi deprimeva di più era chiedermi com’era possibile che Cristo fosse così astratto nella mia vita al punto di trovarmi così indeciso e confuso? Eppure, facevo tutto ciò che potevo: preghiera, Scuola di comunità, caritativa… ma davanti a una decisione come quella, niente nella mia vita reggeva.

Un pomeriggio mi sono detto: «Basta! Bisogna che prenda una decisione!». Il giorno prima, un’amica del mio gruppo di Fraternità mi aveva mandato un testo di Jean Vanier, in cui lui dava dei consigli a dei manager. Il primo consiglio, davanti a delle decisioni difficili e complesse che impegnavano il futuro era di «fondarsi sulle intuizioni profonde che nascono nella solitudine». Jean Vanier consigliava di prendersi «una giornata di silenzio». Il fatto era che avevo solo poche ora davanti a me. Allora ho deciso di andare alla cappella della Medaglia Miracolosa in rue du Bac a Parigi. Mentre camminavo, ho domandato alla Vergine Maria di aiutarmi a vederci chiaro; non tanto di scegliere al posto mio, ma di mostrarmi «la via». Prima di arrivare, ricevo la telefonata di una suora della direzione del liceo di Aix. Le dico che non ero sicuro di accettare la sua proposta. Speravo che mi dicesse che avrebbe proposto il lavoro a un altro candidato. Ma, con voce calma e serena, mi ha detto che comprendeva bene le mie difficoltà. Poteva aspettare la mia decisione e mi avrebbe accompagnato «a distanza» con la preghiera. Una volta di più, il mio tentativo di fare decidere «altri» era fallito.

Arrivato alla cappella, io che cercavo di trovarvi un po’ di silenzio e di raccoglimento, mi sono ritrovato nel pieno di una Messa animata da un gruppo napoletani della Società di San Vincenzo de’ Paoli. «Cominciamo bene», mi sono detto. Ma quando mi sono avvicinato all’altare, ho ritrovato una pace interiore che non provavo da mesi. Improvvisamente, la proposta di Aix è apparsa concreta, evidente. Non so perché, l’altra proposta era scomparsa. Il mio scetticismo mi spingeva a rivolgermi di nuovo a Maria per domandarle «Perché Aix?». Dentro di me, ci sono due fatti che sono apparsi chiari. Il primo, la voce pacificata della suora. Lei mi ha fatto comprendere che c’era qualcuno che mi aspettava. Il secondo, un frammento di un dialogo che avevo avuto al mattino con un amico. Mi aveva detto: «Laggiù, avrai una vera missione». Subito ho chiamato mia moglie. Prima che pronunciassi una parola, mi ha detto: «Hai deciso di andare a Aix». Ma tu come lo sai?
Più tardi, via Skype, ho comunicato la decisione ai miei figli: Mia figlia mi ha subito risposto: «Papà, erano anni che non ti sentivo con una voce così contenta».

Silvio, Parigi

https://it.clonline.org/lettere/2019/09/06/parigi-capitale-umano-ricerca-di-lavoro?utm_campaign=%C3%88+uscito+Tracce+di+settembre.+Leggi+l%27editoriale&utm_medium=email&utm_source=CamoNewsletter&fbclid=IwAR0_O1MB_qXKjXRK4V_z3DnaTbTDuVlemuODpllRuXJaJJ8Z1xBunFdvuqg

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REDDITO AI DISOCCUPATI: DAL 1 LUGLIO 534 EURO AL MESE A TUTTI, ANCHE AI SINGLE E SENZA FIGLI

http://il24.it/reddito-ai-disoccupati-dal-1-luglio-534-euro-al-mese-tutti-anche-ai-single-senza-figli/

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CARITATIVA, UNA CENA TRA AMICI... DI LAVORO

Luigi ora vende giornali in metropolitana. Abdu vorrebbe tornare nel suo Paese dal figlio. Poi c'è Gianluca che non dorme più sul Milano-Arona... Erano in 200 a tavola insieme. «Un’amicizia incredibile». Nata dal bisogno di un lavoro. E di essere vivi

Maurizio Vitali 29.01.2018

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https://it.clonline.org/news/attualit%C3%A0/2018/01/29/aaa-lavoro-cena-disoccupati

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Simona Scarpati e Francesca Viggiano pronte per l'adesione al bando regionale "Luoghi comuni" non appena sarà pubblicato il relativo avviso.

 Pubblicato: 02 Novembre 2017

Gli assessori al welfare, ed al patrimonio del Comune di Taranto, Simona Scarpati e Francesca Viggiano rendono noto che i rispettivi assessorati, in completa sinergia e collaborazione, sono già pronti per l'adesione da parte del Comune di Taranto al bando regionale denominato "Luoghi comuni" , non appena sarà pubblicato il relativo Avviso. Si tratta di una importante iniziativa delle politiche giovanili della Regione Puglia e dell' A.R.T.I. che finanzia progetti di innovazione sociale delle organizzazioni giovanili pugliesi da realizzarsi in spazi pubblici, mettendo in rete giovani ed enti locali e sostenendo in questo modo progetti rivolti al territorio ed alla comunità.

http://www.comune.taranto.it/index.php/9-news-in-evidenza/5380-simona-scarpati-e-francesca-viggiano-pronte-per-l-adesione-al-bando-regionale-luoghi-comuni-non-appena-sara-pubblicato-il-relativo-avviso

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Si può crescere professionalmente anche scegliendo di restare al Sud

L’esperienza, portata al convegno di Napoli, da un giovane ingegnere tarantino, Alessandro Koronica, che ha preferito rischiare in una nuova impresa a Taranto lasciando un posto sicuro a Milano. Spinto anche dalla fede

Il convegno di Napoli sull’emergenza lavoro per i giovani del Mezzogiorno, organizzato dalle diocesi del Sud, ha rappresentato l’occasione per fare il punto non solo di un’emergenza di assoluta gravità, ma anche delle esperienze positive che nascono dalle tante potenzialità che la nostra terra esprime. Potenzialità che, se adeguatamente sfruttate, diventano, a loro volta, sollecitazioni positive.
Da tutte le regioni coinvolte nel convegno sono state portate delle testimonianze. Dalla Puglia è arrivata la testimonianza di un giovane ingegnere tarantino, Alessandro Koronica, al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Come nasce la tua partecipazione al convegno di Napoli?
Nasce dalla mia esperienza personale, che si è trasformata in testimonianza. Tutto rimonta alla mia scelta di fede, che ha poi orientato anche la mia scelta lavorativa. Mi spiego: anni fa lavoravo, con un contratto a tempo indeterminato, per una grande azienda che produceva impianti di energia alternativa a Taranto. Per effetto della crisi, l’azienda ha deciso di chiudere lo stabilimento di Taranto e mi ha offerto l’opportunità di mantenere il mio rapporto di lavoro trasferendomi nella sede di Milano. In quel momento mi sono trovato di fronte a un bivio che avevo già affrontato, sia negli anni degli studi universitari che nelle scelte lavorative, cioè: decidere se andare via da Taranto o rimanere, anche a costo di dover… faticare di più.

NUOVO DIALOGO

https://www.facebook.com/Nuovo-Dialogo-297305913668004/?hc_ref=PAGES_TIMELINE&fref=nf

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Pubblichiamo di seguito l'intervento di mons. Santoro al Convegno di Napoli iniziato questa mattina:

Perché la Chiesa italiana e specificamente le Chiese del Sud si interessano al problema dei giovani nel Meridione, della disoccupazione e del lavoro? E perché siamo così coinvolti come Comitato organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani avendo presente la Settimana Sociale che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi?
Voglio indicare solo due ragioni: la prima è che siamo quotidianamente feriti come Vescovi e come cittadini del Sud dal dramma di tanti giovani che lasciano la nostra terra, che non hanno lavoro, e che molte volte neppure lo cercano più. Le ultime statistiche sono ferocemente eloquenti e ci troviamo a dover sostenere la fragile speranza con tutte le nostre forze. E quando il lavoro c’è, ci troviamo anche a denunciare le violazioni, gli incidenti mortali, lo sfruttamento, l’illegalità ma anche a registrare, con grande soddisfazione, tutta una rete di buone pratiche messe su specificamente dai giovani.

La seconda ragione è che questa crisi che attraversiamo è un’opportunità non per piangerci addosso, ma per scoprire la vera natura del Cristianesimo. Il Cristianesimo è l’avvenimento di Dio che si fa uomo e rimane presente nella storia come vita cambiata. Questa è la testimonianza dei cristiani e particolarmente dei santi. Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di Sant’Egidio Maria nato a Taranto e vissuto per 50 anni tra il settecento e l’ottocento a Napoli; le sue reliquie si trovano qui a San Pasquale a Chiaia. Frate francescano alcantarino, frate questuante, patrono dei giovani in cerca di lavoro. Non aveva un progetto sociale, conosceva tutti dai più poveri, suoi prediletti, sino al re e poi a Giuseppe Bonaparte. Voleva semplicemente vivere il vangelo e la regola di San Francesco. Il governo francese proibì le esequie solenni, ma la folla del popolo lo acclamò “consolatore di Napoli”.

La fede trasforma la storia e, come ci dice il magistero degli ultimi Papi, e specificamente papa Francesco nel IV capitolo della Evangelii Gaudium, la fede ha una inevitabile dimensione sociale. Gesù curava ammalati indemoniati ed oppressi da tanti bisogni. La sua vicinanza era l’inizio della liberazione, l’inizio di un nuovo mondo. Tutto questo dura ancora oggi e rimane presente attraverso la vita cambiata di coloro che lo seguono. Il bisogno che oggi ci interpella e che ci ferisce è la presenza di moltitudini di uomini e donne tenute soggette da un sistema fondato sul profitto, come tuona papa Francesco, e che obbliga molti popoli a migrare e molti adulti e giovani ad un lavoro non degno. Questa economia uccide. Il nostro grido nasce dal Vangelo e dallo sguardo alla realtà. Dai poveri del mondo e quindi anche da noi, periferia di un’opulenza anch’essa in crisi, s’alza il grido, il clamore per l’equità. Perché è intollerabile che otto individui, otto singoli, come denuncia il rapporto Oxfan, posseggano quanto la metà dell’umanità.

Il nostro clamore nel Sud si inserisce in un clamore ancora più grande. E così il grido dei poveri si unisce al grido della terra, violentata e sfruttata. E su questo basta solo ricordare due ferite aperte nella nostra carne che sono la Terra dei fuochi ed il caso Taranto. La proposta di papa Francesco di una “ecologia integrale” indica la prospettiva per una giusta soluzione dell’inquinamento della terra e della precarietà del lavoro. Ci poniamo nella scia segnata dalla Dottrina Sociale della Chiesa e nel cuore del Magistero di papa Francesco.

Come Commissione della CEI per i problemi sociali e il lavoro e come Settimane Sociali dei Cattolici italiani, invitati da S.E. il cardinale Sepe e dai presidenti delle Conferenze Episcopali del Sud, nel nostro contributo per organizzare questo convegno abbiamo tenuto presente lo stile sinodale del Convegno Ecclesiale di Firenze del 2015 ed abbiamo chiesto alle Diocesi del Sud una partecipazione attiva, invitandole a preparare due video che documentassero, sia la denuncia delle deficienze sulla realtà del lavoro giovanile, sia la presentazione di buone pratiche già in atto. Questi interessantissimi contributi saranno presentati nel pomeriggio di oggi; ci preme sottolineare l’ampia partecipazione delle Diocesi e il coinvolgimento di un gran numero di nostri giovani. Alcuni di loro li sentiremo tra poco, come sentiremo la voce dei nostri pastori, dei movimenti ecclesiali che interpellano sindacati imprenditoria, governo e regioni.

L’accento di questo convegno non è sulle analisi dei mali del Sud, già abbondanti e conosciute, ma sul racconto, sulle buone pratiche e sulle proposte. Come Chiesa ci sta a cuore venire incontro al problema dell’occupazione giovanile nel Sud, punto nevralgico per rilanciare l’economia dell’intero paese ed offrire risposte ad un disagio sociale di grandi proporzioni.
Obiettivo del convegno è, attraverso la denuncia e la presentazione di buone pratiche, giungere a formulare proposte alle istituzioni perché il tema del Mezzogiorno e dell’occupazione giovanile nel Sud diventino strategia specifica e prioritaria del Governo e delle nostre Regioni.
Insieme ai giovani e a partire dai giovani interveniamo come vescovi e come Commissione Cei per i problemi sociali e del lavoro per cercare e per dare speranze realiste a quella moltitudine, a quel popolo giovane costretto a sopravvivere o ad emigrare.
Oltre all’assenza del lavoro ci ferisce la sua precarietà nelle varie forme di insicurezza, di lavoro nero, di caporalato, di illegalità, come quelle pratiche che con un neologismo vengono chiamate agromafie. E non mi riferisco a fatti appresi dalla cronaca o da ricerche sociologiche. Porto con me il dolore e lo strazio dei ragazzi morti sul lavoro dei quali ho celebrato le esequie in questi anni, come anche le mie esperienze di quelle famiglie che hanno perso la propria mamma o il proprio papà, uccisi dal calore nei campi di raccolta, d’estate, dopo ore ed ore di lavoro per pochi euro, taglieggiati per giunta dal caporale di turno e al netto del biglietto del bus pagato a proprie spese.
Nei video preparati dalle Diocesi si offrono varie prospettive per superare questi drammi; prospettive che saranno valutate nei gruppi di lavoro e tradotte in proposte realiste e praticabili. Non ricette magiche, ma proposte praticabili a partire da esperienze concrete che vedono i giovani già protagonisti nel campo dell’innovazione, dell’agricoltura di eccellenza, dell’artigianato, dei servizi alla persona, del turismo religioso e della tutela del patrimonio culturale.
Tutto ciò mette in evidenza il valore dell’impresa che ha come fine lo sviluppo delle persone, della solidarietà, non l’idolatria del denaro e del profitto. Accogliamo l’invito audace e profetico di papa Francesco di non curare solo le vittime dell’attuale sistema economico, ma di “costruire un sistema economico dove le vittime siano sempre di meno, dove possibilmente non ci siano più” (discorso del 4 febbraio 2017).

Papa Francesco, nelle sue Encicliche e nei suoi continui appelli, ci ha indicato la strada, che è quella tracciata dal Vangelo, e la nostra missione è annunciarlo, attuarlo e viverlo. Questo richiede coraggio, passione e profezia, perché, in una società secolarizzata, impegnata nell’accaparramento individualistico dei beni, il Vangelo, va totalmente controcorrente. Ma proprio questa è la sfida che vogliamo cogliere con rinnovato entusiasmo a partire dal fascino della fede, dal grido dei poveri e della terra, dal protagonismo dei nostri giovani.
Grazie.

+Filippo Santoro

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1572962669384799&id=771496786198062

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La persona al centro del lavoro

di Alessandro Giuntini

08/03/2016 - Dal 2006, l'associazione no-profit Retemanager aiuta persone disoccupate nella ricerca di un lavoro. E ha organizzato un convegno per parlare di futuro, lavoro e sviluppo tecnologico, a partire dall'esperienza di questi anni

http://tracce.it/default.asp?id=371&id_n=52956

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More and More di Alessandra Aloisio è un manuale di Amore applicato, una guida verso se stessi, verso quella consapevolezza di poter essere migliori, un libro di istruzioni pronte all’uso per mettere a posto ragione e cuore.

Suddiviso in sette capitoli, sette comandamenti d’amore per imparare ad amarsi, apprezzarsi, accettarsi e aprirsi alla vita, per imparare a vivere nei fiori ed essere più ape, più poeta.

Sette sono, anche, i verbi che riassumo questo viaggio alla ricerca del proprio mondo: amare, pregare, sognare, cambiare, vivere, volare, ma soprattutto credere.

Il pilastro fondamentale di questo libro è il coraggio, la forza di volontà necessaria per evolversi, per fare progressi, per modificare la propria vita, per raggiungere nuove mete.

“Nel cuore di ciascuno di noi c’è un posto, reale o immaginario che sia, è lì che ci possono trovare quando cerchiamo un po’ di pace”. Ed è da lì che dovremmo ripartire per capire chi siamo o chi vorremmo essere.

La ricerca di se stessi è il viaggio più lungo. “Abbi il coraggio e la dignità di essere quello che sei. Non vergognarti mai di ciò che sei, perché sei la cosa più bella che potessi augurarti”.

Bisogna imparare a rimanere in silenzio, almeno mezz’ora al giorno, per ascoltarsi davvero. Bisogna ascoltarla la vita; amarla sconsideratamente. Ma prima di ogni cosa bisogna lasciarsi alle spalle il passato, senza dimenticarlo, perdonare e perdonarsi. “La vita deve sapere di vita”; a volte avrà il gusto amaro del dolore, ma tu sforzati di cercare il lato dolce delle piccole cose.

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Io, che ho imparato a chiedere
Dalla direzione d’azienda al benservito. Franca oggi si è rimessa in gioco. Studiando, reinventandosi. E chiedendo - ora lei - aiuto

Venerdì Santo 2011. «Mi spiace, ma io non so più cosa fare con lei. Da Natale la situazione è ancora peggiorata». Le parole del presidente, Franca se le aspettava. Ha già deciso cosa rispondere: «Ok, me ne vado. Mettiamoci d’accordo». Sedici anni di lavoro, di cui sei come direttore generale in una delle più importanti catene di negozi d’Italia, in pochi secondi non esistono più. La laurea in Giurisprudenza, una carriera brillante, nel giro di 48 ore, tutto finito. «Ero entrata in azienda come responsabile del personale», racconta Franca, 51 anni milanese. «Dopo qualche anno e molto lavoro eccomi direttore generale. Nel frattempo mi sposo e ho una bambina. Fino al 2009 l’azienda assume e si espande, poi la crisi. Ho dovuto fare tagli e ristrutturazioni cercando di salvaguardare le persone. È stato duro. E poi è toccato a me. Da un giorno con l’altro non avevo più niente da fare. Prima tutti mi cercavano: giornalisti, analisti, headhunter. Avevo potere. Poi, il nulla». Con l’azienda pattuisce una buonuscita in denaro. Il problema economico al momento non è il più impellente, tanto che in molti le dicono di rilassarsi, di aspettare a cercare dopo le vacanze estive. «E invece io non ho voluto rilassarmi neanche un minuto. Il mio lavoro era ed è tuttora cercarmi un lavoro. Ho chiamato gli amici di Rete Manager (organizzazione non profit che aiuta i dirigenti a trovare una nuova collocazione), che avevo interpellato quando dovevo far assunzioni, e gli ho detto: ho bisogno di voi. Ho imparato a chiedere. Un verbo per me quasi sconosciuto». Ma perché non godersela? Per che cosa vale la pena la mattina alzarsi e ricominciare? «Io sono una che non molla», continua Franca: «Certo, ci sono stati e ci sono giorni faticosi in cui ho pianto per ore. E poi ci sono state le pagine della Scuola di comunità sulla speranza e il volantino sulla crisi. E ho proprio pensato: la speranza è adesso, non in un ipotetico domani. Il tempo mi è dato nell’oggi, non posso posticipare. È un dono, non può essere sprecato. Dare significato al tempo vuol dire rendere la vita vita, non sopravvivere». Ma dove sta la speranza? «Il fatto che io esisto e tutto quello che mi accade è per una ragione non per casualità. Questa è una certezza. Questo a me dà speranza. Perché sulla certezza si può costruire. Io chiedo al Signore di farmi capire, non perché la situazione così cambia, ma perché è il punto da dove partire per andare avanti».

«Non mollare». Franca non si è fermata un attimo. Ha frequentato un Master per direttori di aziende sanitarie. Ogni mattina davanti al computer invia email, ricerca nuove possibilità lavorative. Sta cercando di mettere in piedi una piccola società di consulenza. «Certo, uno vorrebbe tornare a fare il lavoro di prima. Ma bisogna fare i conti con la realtà». Un esempio? «Erano dieci anni che non usavo Power point per le presentazioni. Ho ricominciato. Ci vuole un po’ di umiltà. Ultimamente ho aiutato un amico per una procedura di mobilità in un’azienda. Venti persone da lasciare a casa. Mi sono offerta di fare un seminario per la ricerca del lavoro. Questo non per sentirmi dire che sono brava, ma perché sono tutte circostanze che il Signore mi dona e io non voglio più scantonare nulla».
Ogni giorno è da reinventare. Come i rapporti. Anche con chi magari si trova nella sua stessa condizione. Manager che Franca ha conosciuto durante un corso per dirigenti del commercio. Con alcuni si sente via skype ogni settimana. «Gli dico di non mollare. Molti sono già agli antidepressivi. A uno ho proposto di comprare insieme una pista per il lavaggio automatico delle automobili. Anche queste sono opportunità che il Signore mi dona». Per vivere e non sopravvivere. Forse non è un caso che il marito di Franca un giorno le ha detto: «Io non ti ho mai visto così serena».

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DOMANDO DI ESSERE FELICE IN QUELLE ORE ....

di Fabio Raffone del CdS di Taranto

http://www.federazionecds.org/cds/pdf/alecrim/5_Alecrim.pdf

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Due fratelli e una start up per pulire muri e capannoni. “Chiamati da 40 Paesi”

Alessandro e Marco Florio, di 31 e 29 anni, sono ripartiti dal lavoro del nonno con un'attività che rispetta l'ambiente, rimette a nuovo quello che probabilmente verrebbe distrutto e consente ai clienti di risparmiare "fino a 30 volte". "Nel 2014 centomila euro di fatturato"

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/07/due-fratelli-e-una-start-up-per-pulire-muri-e-capannoni-chiamati-da-40-paesi/1744554/

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Startup Weekend in programma nella Camera di Commercio di Taranto i prossimi 5, 6 e 7 giugno

di Vito Piepoli

L’evento prende parte al network della Kaufman Foundation per promuovere la nuova imprenditorialità

Per la prima volta arriva a Taranto Startup Weekend, la prima palestra al mondo per diventare imprenditori innovativi, capace di trasformare semplici idee di business in startup di successo. 
Si svolgerà nella Camera di Commercio di Taranto in viale Virgilio 152 e sarà incentrata sui principali temi di Turismo e Food. 
Startup Weekend è la più grande community di appassionati imprenditori con oltre 3000 eventi già svolti ed oltre 700 in programma per il 2015 in giro per il mondo, in 578 città.

E’ una grande palestra che riunisce persone con formazione ed esperienze diverse, ma unite dal voler velocemente concretizzare in impresa un progetto.
Si inizierà intorno alle ore 17 e 30 del 5 giugno, quando i partecipanti esporranno la propria idea di business in soli 60 secondi, cercando di appassionare i presenti ed ispirarli a far parte della propria squadra di sviluppo. 
Subito dopo la giuria popolare voterà le idee e, quelle più apprezzate, diverranno oggetto di sviluppo da parte dei team durante l’intera giornata di sabato. 
I team formatisi attorno alle migliori idee, svilupperanno in 54 ore un prototipo con un design, un business model, strumento strategico per modelli di business innovativi e dei dati capaci di mostrare la market validation, ossia quel processo che permette di valutare il mercato.

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http://www.piazzanews.it/puglia/taranto/item/13780-startup-weekend-in-programma-nella-camera-di-commercio-di-taranto-i-prossimi-5-6-e-7-giugno

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Educati ad essere "magnifici"

di Valerio Lessi

19/05/2015 - Una scuola di cucina su misura, dove con la matematica e la vendemmia si imparano la fiducia e l'obbedienza. Accade alla Città dei Maestri, ai sette allievi che nessuno si sarebbe mai scelto. E a quegli insegnanti, che stanno diventando "grandi" con loro.

Strana scuola quella dove gli insegnanti sono tutti volontari, lavorano gratis, e ce ne sono più di quaranta per appena sette studenti. Strana scuola quella i cui locali sono nel laboratorio di cucina di uno degli insegnanti, anche questi messi a disposizione gratuitamente. Strana scuola quella che al termine del percorso didattico riesce a radunare trecento persone per fare sperimentare, pagando, il frutto del lavoro degli studenti. Strana scuola, ma certamente, per dirla con un’espressione oggi di moda, una buona scuola. Buona, perché il cammino di un anno scolastico ha provocato qualcosa che non era scontato: il cambiamento degli insegnanti, la crescita degli studenti. E buona perché documenta la verità di quel proverbio africano che anche papa Francesco ama citare: «Per educare un figlio ci vuole un villaggio».

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http://tracce.it/default.asp?id=345&id_n=47910&utm_content=buffera47e3&utm_medium=social&utm_source=facebook.com&utm_campaign=buffer

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Parte il bando “Eccellenze in digitale”

La Camera di Commercio di Taranto, anche quest’anno, aderisce al progetto “Made in Italy – Eccellenze in digitale”, organizzato da Unioncamere e Google.

Lo scopo dell’iniziativa è di far conoscere alle Piccole Medie Imprese le opportunità offerte dall’economia digitale, con particolare attenzione ai settori di punta del Made in Italy.

L’importante compito sarà svolto da 92 giovani borsisti, due per ognuna delle 46 Camere di commercio che hanno aderito al progetto, fra cui quella ionica.

leggi tutto su:

http://www.corriereditaranto.it/parte-il-bando-eccellenze-digitale/

 

Su questo sito, alla pagina CONCORSI, puoi trovare l'avviso pubblico per la selezione

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INVENTARSI UN LAVORO. DONNE CHE CE L'HANNO FATTA!

Inventarsi un lavoro può sembrare un'impresa impossible. Effettivamente inventarsi un lavoro richiede una buona dose di coraggio e un'idea brillante per cominciare un'attività di successo. Ma ci sono donne che ce l'hanno fatta a inventarsi un lavoro!

http://www.pianetadonna.it/notizie/lavoro/come-inventarsi-un-lavoro-storie-di-donne-che-ce-l-hanno-fatta.html

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50 ANNI E RIPARTIRE DA ZERO

LA BELLA STORIA DI GIULIO

Quella di chi perde il lavoro dopo i cinquanta può sembrare la brutta copia di una vita. All’improvviso non sei più sicuro di niente e si attiva un costante sottofondo di ansia e impotenza.

«A salvarmi è stata la passione per la fotografia. Avevo una vecchia Reflex e delle diapositive scadute, le conservavo in frigo. Ho cominciato a fare foto ai manifesti strappati in giro per la città. Mi piacevano quei visi strappati, sono stati la mia ancora di salvezza. I manifesti stanno sempre lì, non scappano via

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http://www.listonemag.it/2015/02/17/come-perdere-il-lavoro-dopo-i-50-e-ripartire-da-zero-la-bella-storia-di-giulio/

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A Massafra nella sede del Centro Per l'Impiego, è stato presentato il progetto Garanzia Giovani, il Programma messo a punto dalla Regione Puglia per mettere in atto nuove opportunità lavorative e formative per i giovani da 15 a 29 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione. In particolare  sono state illustrate le attività dell'ATS SINERGIA PER IL LAVORO. Presenti all'incontro l'assessore Ccmunale alle politiche giovanili Gentile, il consigliere provinciale delegato al lavoro Miccolis (nella foto), il coordinatore provinciale della rete degli enti formativi che aderiscono all'ATS Lorusso, il responsabile del cpi di Massafra Palmisano.

http://www.giornaleditaranto.com/cms/index.php?option=com_k2&view=item&id=2650%3Amassafra-al-cpi-presentato-garanzia-giovani-dell-ats-sinergia-per-il-lavoro&Itemid=131

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Come ci inventiamo un lavoro con vecchi libri

Due giovani di Verbania, comune sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, recuperano libri usati e si inventano un lavoro. Anzi più di uno. Marco Tosi, 28 anni, e Filippo Terzi, 27 anni, sono gli ideatori di “Librarsi Spalavera”: comprano da privati libri destinati al macero e li rivendono in mercatini, ad alta quota (2mila metri) in un giardino di una casa in montagna e in una libreria che hanno aperto da qualche mese:

«Abbiamo iniziato con un’attività di volantinaggio. Chi aveva libri da cestinare, ci contattava e noi li compravano. Abbiamo allestito così un magazzino. Vendevamo libri nei mercatini nel Nord Italia. Poi l’idea di creare un mercato sul monte Spalavera, sotto i faggi. 

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http://millionaire.it/come-ci-inventiamo-un-lavoro-con-vecchi-libri/

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Cantieri di cittadinanza e lavoro minimo: al via la presentazione dei progetti

TARANTO – Si parte con i Cantieri di Cittadinanza e Lavoro Minimo. Da quest’oggi i Comuni e le imprese che vogliono presentare i loro progetti di ‘Cantiere di Cittadinanza e Lavoro Minimo di Cittadinanza’ possono farlo scaricando on line i moduli presenti sulla piattaforma regionale dedicata ai Comuni. Invece dal 20 aprile potranno presentare la domanda i cittadini a cui sono rivolte queste misure. I Cantieri di Cittadinanza durano da 6 mesi a 12 mesi, con una indennità per il partecipante di 23 euro al giorno per un massimo di 500,00 euro al mese. Le somme destinate alla città di Taranto sono di 195.000,00 euro per il primo stralcio ma in futuro si prevedono ulteriori risorse.

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http://www.inchiostroverde.it/cantieri-di-cittadinanza-e-lavoro-minimo-al-via-la-presentazione-dei-progetti/

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Aiuti all’imprenditoria, ci sono due bandi

Sono stati illustrati dalla Camera di commercio di Taranto. Opportunità per PMI e sviluppo del turismo

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Luigi Sportelli, presidente della Camera di commercio di Taranto, in merito ai due bandi per il sostegno alle piccole e medie imprese e per il rilancio del settore turistico presentati ieri presso la Cittadella delle imprese.

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http://www.corriereditaranto.it/aiuti-allimprenditoria-ci-sono-due-bandi/

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Nasce la Carta per i Giovani, firmato protocollo d'intesa tra l'Assessorato alle Politiche Giovanili e l'Informagiovani di Martina Franca, gestito da Programma Sviluppo.

La carta, completamente gratuita, sarà rilasciata dall'Informagiovani e dall'Ufficio Turistico, e riserverà sconti ed agevolazioni ai giovani tra i 16 e i 32 anni (residenti e non a Martina Franca); ad essa potranno aderire tutte le attività commerciali ricadenti nel territorio comunale

https://www.facebook.com/programmasviluppo?fref=ts

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Cinque artigiani in pensione ai giovani: «Vorremmo donarvi il nostro mestiere»
«Abbiamo avviato il primi incontri per "aspiranti parrucchieri" - racconta Michele De Palo - perché vorremmo poter essere utili ai giovani che non hanno la possibilità di pagare le onerose rette delle scuole private»

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http://www.coratolive.it/news/Attualita/352934/news.aspx

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